Meglio quello fisso oppure quello variabile? Per chi compra diventa conveniente la nuova opzione.
Il 2017 – complice uno scenario mutevole – potrebbe vedere il ritorno sulla scena di quello variabile e, fatto inedito, di quello misto. Il fisso rimane ancora la strada maestra per chi sottoscrive contratti di lunga durata, ma per alcune tipologie di mutui si fanno strada anche altre opzioni.
«Il tasso misto non ha mai avuto una vera e propria età dell’oro, ma in questa fase per un nuovo mutuatario che vuole indebitarsi per un breve arco di tempo (diciamo 10-15 anni) può essere una scelta intelligente anche perché nei prossimi cinque anni la crescita dell’Euribor sarà modesta», spiega Stefano Rossini, amministratore e fondatore di MutuiSupermarket.it, illustrando che, così facendo, nel giro di un periodo contenuto si ripaga una quota consistente del capitale e la quota di interessi decresce.
«Con ottima probabilità esso resterà negativo per tutto l’anno in corso e l’inizio del prossimo, ipotesi che diventa ancora più realistica nel caso in cui il Quantitative Easing della Bce verrà rinnovato», commenta Ivano Cresto, responsabile della Business Unit Mutui di Facile.it e Mutui.it.
«A gennaio 2015 lo stesso mutuo avrebbe avuto spread del 2,10%, taeg del 2,22% e rata di 597 euro», si legge in una nota. Secondo Cresto, il vento, per i nuovi mutui o per le surroghe, potrebbe quindi girare in favore non solo dei tassi variabili, più convenienti rispetto al passato, ma anche dei tassi misti, che consentono di correggere in corsa il tasso. Tedeschi osserva che se per un mutuo casa della durata di 30 anni e oltre è ancora consigliabile il tasso fisso, per un affidamento di durata inferiore (intorno ai 15-20 anni) il misto offre soluzioni vantaggiose.